(Don Pasquale s'alza rassicurato, e mentre parla gestendo si pone la borsa, e l'orologio nella tasca dell'abito) | |
D. Pasquale |
Sì, capisco; ora v'intendo,
Vi conosco, buona lana; Ma per altro non comprendo Come osiate in questi luoghi Così franco penetrar. |
Ernesto |
È l'amore, il pentimento,
È l'orror del fallo mio: Ah! se in core quel ch'io sento, Voi provaste un solo istante, Mi sapreste perdonar. |
(intanto che Ernesto parla, D. Pasquale si sarà accorto della mancanza dell'orologio; perciò guarda Ernesto con sorpresa inquieta dall'alto in basso) | |
D. Pas. |
(Vedi un po' che muso duro!)
|
Ern. |
Son pentito, v'assicuro.
|
D. Pas. |
(L'orologio è già sparito.
Uhm, sì, sì, bel pentimento.) |
Ern. |
Deh! cedete al mio tormento.
Deh! vi muova il mio dolor. Cara sposa, a questo seno Deh! ritorna, mi perdona: Io saprò, te'l giuro, appieno I miei torti riparar. |
D. Pas. |
(Ve' che quadro!) Io provo in seno
(mette le mani in tasca per prendere ilUna rabbia... fazzoletto, e s'accorge dell'orologio)
(Oh ve' che bestia!
Non facciam veder almeno, Che ho saputo dubitar.) |